La produzione additiva, definizione tecnica del processo di funzionamento della stampa 3D, sta rivoluzionando diversi settori, il manifatturiero è tra i più coinvolti. La caratteristica che serve di più a questa industria, almeno quella per cui vengono sfruttate di più le stampanti tridimensionali, è la prototipazione rapida. I dati sembrano confermalo: secondo un recente sondaggio sul settore manifatturiero, realizzato da un ente specializzato in analisi di mercato, l’80% degli addetti ai lavori ha già cominciato a lavorare con questo tipo di macchinari.

Ancora più interessante è il fatto che il 73% degli intervistati abbia affermato di aver scelto una soluzione in-house, quindi di acquistare un macchinario per usarlo a piacimento in azienda. Un dato importante che si può interpretare così: i vantaggi portati dall’utilizzo di una stampante 3D ne motivano i costi d’investimento. Questo infatti è un fattore cruciale da prendere doverosamente in considerazione per riuscire a leggere bene il dato: il costo dei macchinari.

Costi delle stampanti 3D

La stampa 3D è da intendersi come una macrocategoria che comprende varie tecnologie. Tutte funzionano per addizione di materiale che viene depositato strato su strato fino a dare forma all’oggetto finale. Le principali tra queste tecnologie sono: FFF, stampa a filamento fuso; MJF, multi jet fusion, che funziona attraverso la fusione di materiale polimerico; SLA, stereolitografia, ovvero l’utilizzo di resina liquida raffreddata in punti specifica attraverso un laser.

Tutte tecnologie valide con relativi vantaggi e difetti. Passando da una all’altra anche il costo dei macchinari cambia. La FFF infatti offre un ventaglio di scelta rispetto alle stampanti per tutte le tasche. I macchinari HP invece, cioè l’azienda che ha sviluppato la tecnologia MJF, sono piuttosto cari e si aggirano intorno al mezzo milione di euro.

Perché la stampa 3D

L’investimento è considerevole. Si pensi che l’acquisto del macchinario è la punta di un iceberg che parte dalla doverosa formazione del personale, o almeno di una parte di esso. La stampa 3D conferma il suo carattere rivoluzionario anche rispetto ai compiti che deve assolvere la forza lavoro, che per forza di cose ha bisogno di tempo per comprendere ed abituarsi.

L’abbracciare questa rivoluzione però ha i suoi innegabili vantaggi. La stampa 3D offre innanzitutto di poter svolgere meglio alcuni compiti della filiera produttiva. Sostanzialmente scegliere questa tecnologia offre la grande possibilità di ripensare alcuni processi, ripensare ai design e abbattere certi limiti strutturali. Con la stampa 3D è, in parole povere, possibile fare le cose in un’altra maniera.

Così nei progetti dei vari prodotti può essere utilizzato meno materiale, ad esempio, ottimizzando il design e generando un risparmio. In tal senso la stampa 3D è anche una tecnologia più sostenibile per l’ambiente rispetto a quelle tradizionali. Il motivo non è tanto nel funzionamento ma nella capacità di accorciare la filiera di produzione. Non c’è, ad esempio, bisogno del magazzino visto che il prodotto può essere realizzato all’occorrenza. Ridotti al minimo anche i trasporti considerato la produzione può avvenire tutta in loco.

Infine c’è un’applicazione, fondamentale per il settore manifatturiero, in cui la stampa 3D semplicemente eccelle. Parliamo della prototipazione rapida, ovvero la realizzazione dei prototipi da analizzare prima di avviare la produzione in serie. Le tecnologia di produzione classiche ammortizzano i costi attraverso l’innalzamento delle unità prodotte. Con la stampa tridimensionale il costo pro capite per la realizzazione di uno o cento prodotti resta sempre invariato. Va da sé che per la stampa di un prototipo, ovvero di uno o di poche unità di oggetti, la manifattura additiva sia di gran lunga la scelta più conveniente.